È sotto gli occhi di tutti. E’ innegabile. Lo snowboard è decollato. Non si tratta più di una semplice moda di passaggio, ma di una realtà consistente che si è affrancata anche sulle nostre Alpi sia da un punto di vista turistico che sportivo. Dopo anni di sguardi ostili agli impianti e, diciamocelo, anche di qualche discriminazione, il popolo dei rider è entrato a far parte a tutti gli effetti della cultura della montagna.
Lo snowboard è uno sport giovane (nasce negli Stati Uniti negli anni sessanta ma sbarca in Italia nel 1985) ma di strada ne ha fatta tanta (e per lo più in salita).
I pionieri dello snowboard sono stati dei veri e propri esploratori. Sono coloro che hanno iniziato a praticare questa disciplina trent’anni fa, quando in Italia era davvero poco conosciuta. Fortemente determinati, spinti dalla voglia di conoscenza e di scoperta, dalla passione per un nuovo modo di vivere la libertà, hanno guardato lontano, sfidato e fronteggiato le carenze delle attrezzature, l’indifferenza e spesso anche le ostilità pur di scivolare trasversalmente sulla neve, stravolgendo totalmente il senso dell’equilibrio.
Per saperne di più delle origini di questo sport mi sono rivolta ad un amico che questa strada l’ha percorsa tutta: Giacomo Geppo Maroncelli – Maestro di Snowboard di Madonna di Campiglio, originario di Cesena – che ha messo la tavola ai piedi quasi trent’anni fa, all’età di 18 anni, e non l’ha più tolta.
Lettera “A” di autodidatta. I pionieri dello snowboard lo sono stati davvero. A quel tempo non c’erano i Maestri di Snowboard. Geppo, che consegue il titolo di maestro nel 1999, mi racconta, con tono appassionato, i suoi esordi sulla tavola. “Nel 1988, quando ho iniziato questa disciplina, non c’erano riferimenti in Italia. La tecnica si apprendeva osservando in video i movimenti di qualche collega d’oltreoceano (erano i tempi del VHS), allenandosi, sperimentando, confrontandosi con i propri compagni. Non c’erano “esperti” ai quali rivolgersi, le attrezzature erano rudimentali. Si imparava provando e riprovando. Per evitare le critiche degli sciatori, si partiva con gli amici alla ricerca di un pendio in neve fresca da dove buttarsi giù. Anche “un campo di grano” o una qualsiasi pendenza anche a bassa quota andava bene. In queste condizioni, la discesa era un vero e proprio “combattimento”. Si affondava in una poltiglia di neve mista a terriccio ma nulla ci fermava, avevamo lo snowboard nel sangue e l’importante era “surfare”.
Il suo primo comprensorio, l’appennino romagnolo. La sua prima attrezzatura, una tavola Burton importata dagli Stati Uniti da un amico. L’impianto di risalita, una jeep che faceva la spola da monte a valle per recuperare chi aveva concluso la propria discesa. I primi trionfi, le tracce lasciate dallo snowboard sulla neve fresca, quelle S sinuose che Geppo definisce l’autografo della propria “cavalcata”.
Lettera “F” di fratellanza. Sulle piste a quel tempo non era comune incontrare altri rider. Quando succedeva l’affiatamento era immediato. Si formava il gruppo, si diventava amici, si condividevano tecniche, interessi e scopi comuni in nome di quella componente emozionale e alternativa che, da sempre, caratterizza questa disciplina. “All’inizio ci si sentiva soli”, racconta Geppo, “ma l’aver vissuto lo snowboard da protagonista, l’aver frequentato il mondo agonistico e partecipato a gare di Coppa del Mondo e a Campionati Mondiali di snowboard nella mia disciplina che è lo snowboard cross, ha rappresentato un modo per salvaguardare la ricchezza dello snowboard. Aver fatto la mia parte per contribuire alla sua diffusione ed evoluzione culturale è stato importante non solo per l’accrescimento personale che mi sono portato a casa; è stato un modo per opporsi alle facili polemiche degli ultimi arrivati e alle scaramucce dei perditempo che banalizzavano lo snowboard alla stregua di un “fenomeno” senza futuro”.
Lettera “R” di riconoscimento. Nel 1988 viene cambiata la legge che proibisce di salire con lo snowboard sugli skilift senza l’uso di un secondo piccolo sci. Nel 1993 la Regione del Trentino stabilisce il patrocinio dell’insegnamento dello snowboard ai Maestri di Sci dietro conseguimento di una specializzazione di 15 giorni e solo nel 1998 riconosce la figura professionale del Maestro di Snowboard. Nell’autunno di quell’anno, infatti, viene indetto il primo test attitudinale di ammissione al corso di formazione di “maestri di sci della disciplina dello snowboard”, superato da poco più di una trentina di candidati, tra cui Geppo. “E’ stato un traguardo molto atteso da noi pionieri”, racconta Geppo, “un traguardo fatto di numerose battaglie, personali e professionali, di tenacia, pura passione e, perché no?, anche un po’ di follia”. Una benedizione desiderata a lungo dai rider perché, fino al 1998, solo a un Maestro di Sci veniva attribuito il diritto legale di insegnare Snowboard. Da questo momento in poi, invece, tutto cambia.
Lettera “S” di svolta. Legittimata la figura professionale del Maestro di Snowboard, la disciplina ottiene credibilità e dignità sportiva e decolla anche sulle nevi italiane. Le stazioni sciistiche iniziano a rispondere a questa consacrazione con segnali chiari investendo in park e strutture mirate agli snowboarder (le prime a crederci quelle di Madonna di Campiglio con il primo snowpark permanente, Cervinia, Livigno, Val Senales). La consacrazione sulla scena mondiale arriva nel 1998 a Nagano, in Giappone, quando lo snowboard viene inserito tra le discipline sportive delle Olimpiadi invernali con le specialità dello slalom gigante e half-pipe. Con i giochi olimpici di Salt Lake City del 2002, che accolgono anche la gara di slalom gigante parallelo, la popolarità dello snowboard cresce in modo significativo.
Lettera “T” di tribù. Ma chi sono i rider oggi? Lo snowboard si è così tanto diffuso che è impossibile rispondere. Se in passato etichettarli era in qualche misura fattibile, oggi non lo è più. L’idea di “tribù dello snowboard” si è polverizzata. La sua dimensione oggi non ha più confini, sfumata com’è nell’infinito mondo della montagna: c’è il surfista devoto al culto delle onde, passato allo snowboard per abbattere a suon di curve la malinconica lontananza del mare; lo skater, pantaloni skinny, skate sempre a portata di mano; il rider che è rider e basta, che usa la tavola perché c’è e perché l’ha sempre avuta proprio come l’olandese usa la bicicletta; il freestyler accanito che vive solo nello snowpark; quello più radicale per il quale lo snowboard è degno di appoggiarsi solo sul powder e, infine, c’è il semplice amante dello snowboard, spesso anche sciatore, ecclettico, libero da ogni condizionamento e tendenza, che ama lo sport e tutte le sue espressioni, che approccia la tavola in prima battuta perché incuriosito, poi perché affascinato dal senso di libertà che trasmette (nessun punto d’appoggio, nessun bastoncino, indipendenza assoluta).
Lettera “Z” di Zebra. Il processo evolutivo dello snowboard ci conduce qui. Alle Zebre di Madonna di Campiglio che, diversamente dalle zebre di montagna (la specie animale originaria delle province sudafricane) non sono affatto una “specie” minacciata, anzi. In pista, nei park e nei locali trendy di questa primaria località sciistica, potrete ammirare un gran numero di esemplari, perché sono ovunque! Dal “manto” verde scuro, amano stare in branco, divertirsi e far divertire. Il loro sguardo è costantemente perso all’orizzonte alla ricerca della montagna sulla quale posare le ali della loro fantasia; la loro mente è aperta ad orizzonti di powder da cavalcare. Le Zebre hanno fatto dello snowboard la propria vita e vivono in una delle località più belle delle Alpi per trasmettere questa loro passione ad un pubblico più eterogeneo possibile, con professionalità ed integrità.
Oggi le Zebre sono mediamente una ventina (il numero varia in funzione dei periodi). Tra loro, l’amico Geppo. Fanno capo alla Scuola Italiana Snowboard Zebra di Madonna di Campiglio, un riferimento primario per lo snowboard in questa località. L’idea è di Giovanni Johnny Tremendi e di altri quattro amici con i quali, undici anni fa, dopo numerosi anni di attività nel mondo dello snowboard, fonda la scuola. Johnny, che oggi la dirige, lancia un’idea di snowboard school unica nel suo genere. Promuove un‘idea di snowboard a 360 gradi e programmi di insegnamento articolati e multiformi, erogati da un team altamente qualificato composto da Allenatori Federali, Istruttori Nazionali e Allenatori di grande esperienza (pensate che solo 4 dei 9 soci della scuola hanno al loro attivo complessivamente 100 anni di snowboard!).
Le Zebre sono animate da un contagioso spirito di aggregazione che si concretizza sia nella pratica della disciplina sportiva che nei programmi didattici e di intrattenimento organizzati dalla scuola (Zebra Trip con i camp primaverili in Norvegia e in Svezia e quelli autunnali in ghiacciaio; Zebra Snowfood con esclusivi itinerari enogastronomici, Zebra Party con cene, aperitivi e feste in rifugio).
Sono attratte dal divertimento, dall’esplorazione e dalla creatività. Il programma di insegnamento erogato da Novembre ad Aprile ai ragazzi di età compresa tra i 5 e i 20 anni iscritti allo Zebra Team (Snowboard Club), non è incentrato esclusivamente su obiettivi agonistici ma si focalizza sul divertimento come strumento di crescita sportiva e caratteriale. La Zebra punta sulla scoperta e sull’approfondimento delle diverse discipline (Slopestyle, Boardercross, Half-pipe, Freeride e Riding in pista), sul rispetto e sulla conoscenza dell’ambiente in cui ci si muove, sul sacrificio sportivo e sulla capacità di confrontarsi con gli obiettivi e con il gruppo. Al fine di prepararsi alle evoluzioni in pista e nei park, i ragazzi sviluppano la conoscenza del proprio corpo, la creatività e le capacità di coordinamento partecipando anche a lezioni di acrobatica in totale sicurezza.
Sono versatili, hanno una mentalità aperta ma, su certe cose, proprio non mollano 🙂 Sono pronte ad ideare programmi di insegnamento articolati e personalizzati in base alle diverse esigenze (lezioni individuali, di gruppo, dedicate ai bambini, freestyle clinic, camp in giro per il mondo, corsi di SnowKite, ecc…) ma non chiedete loro di rinunciare a trasmettere quella passione dello snowboard che le contraddistingue perché non è proprio nel loro DNA!
Sono unite da un forte spirito di squadra. Hanno studiato una grafica originale per personalizzare le loro felpe, divise e gadgets alimentando così tra gli “zebrotti” spirito di appartenenza e motivazione. Hanno selezionato i loro marchi preferiti (Oakley, GoPro, K2, Ride, Level, VR46) i cui articoli sono disponibili presso il negozio della scuola.
Sono umili ma, in un certo qual modo, “vanitose” 🙂 Amano essere fotografate e il fotografo della scuola, Marco Zeta le segue dappertutto e immortala i momenti salienti delle giornate di riding e di party.
Le Zebre … sono vere!
Fotografie di Marco Zeta
INFO
Thanks, great article.
I’m pleased you like it! Ciao!
Complimenti Elena, la storia che hai raccontato è davvero molto interessante. Anche se non sono un rider mi è piaciuta un sacco!
Ciao Niccolò, l’importante è vivere la montagna! In ogni modo ! Un abbraccio ! Grazie
Brava Elena!!! Gran bell’articolo
Ciao Marco, grazie ! A presto… sulle piste spero ! Ciao Elena