Le nostre case sono costruite in mattoni ma un tempo, in particolare dalle mie parti, si costruivano in sasso, il sasso era il materiale più reperibile ed economico. Io sono nata nel Verbano Cusio Ossola zona prealpina e in questi luoghi, prevalentemente montagnosi, la pietra era una risorsa.
Quasi tutto era fatto in sasso, abitazioni, tetti, balconi, fontane, strade, panche, fioriere, i muri che reggevano i campi, le ruote le macine, gli oggetti e gli utensili d’uso quotidiano.

 

 

Ma parlare di sasso e’ sicuramente riduttivo perché la molteplicità di tipologie di cave che troviamo nel Verbano Cusio Ossola non è quantificabile. Ricordiamo le cave del marmo di Candoglia che provvede, dal 1387, a fornire il marmo al Duomo di Milano, o la meno conosciuta cava del marmo bianco di Malesco ricavato a 1800 metri nei pressi del Laghetto del Marmo nel cuore dei monti del Parco Nazionale Val Grande, o quella del granito del Montorfano, del serizzo della Valle Antigorio , del granito nero di Anzola, del granito verde di Mergozzo, della pietra oliare di Geccio un tempo utilizzata per pentole e recipienti ora per piastre cuoci vivande, della pietra di Crevola, del Grigio Boden, della Pietra d’Oira, della beola e del serpentino della Valle Vigezzo. Insomma ce ne’ per tutti i gusti e ancora oggi quando percorri questi luoghi sono ben evidenti i segni dell’estrazione che per alcuni e’ ancora attiva.

Lo scalpellino chiamato in dialetto «picasass» era un lavoro molto diffuso. Quelli che abitavano le valli spesso trovavano lavoro lontano, tanto erano specializzati nell’estrazione e lavorazione della pietra.
Il lavoro era fatto tutto a mano, con punta e mazza, con una ruota a smeriglio e la graniglia, nei punti più delicati si rifiniva con la pomice con una lastra di piombo e un panno, erano pochi quelli che arrivavano alla vecchiaia perché si moriva di silicosi respirando la polvere.

 

 

Il mestiere è durato sino agli Anni 80 per poi sparire e trasformarsi su scala semi industriale.
Oggi in onore di questo duro lavoro e in onore di questa ricchezza sono nati alcuni musei :
il museo Archeologico della Pietra Ollare a Malesco (VB)

http://www.parcovalgrande.it/centrivisita_dettaglio.php?id=217

FOTO tratta dal sito del museo di Malesco

 

 

il “museo della beola e dello scalpellino” a Trontano in valle Ossola

http://www.amossola.it/musei_ossola/it/museo/museo-la-beola-e-lo-scalpellino

 

FOTO tratta dal sito del museo la beola e lo scalpellino

 

 

il “museo dello scalpellino a Boleto , sul lago d’Orta (VB)

http://www.lagodorta.piemonte.it/visit/museo-dello-scalpellino-boleto/

 

FOTO tratta dal sito del museo di Boleto

 

 

Ma il vero museo e’ fuori nelle strade di questi piccoli borghi vi presento. Cavandone ad esempio è un piccolo borgo in provincia di Verbania

 

 

Negli anni 60 con il boom economico il sasso in edilizia acquisisce una connotazione negativa, le case in sasso erano quelle dei poveri, ma negli ultimi anni le lavorazioni artigianali e l’uso dei materiali naturali hanno riaquisito valenze prestigiose.
Oggi difatti trovare uno scalpellino e’ merce rara e cara, nella mia esperienza ho avuto la fortuna di dover ristrutturare una casa in sasso e vedere l’abilita’ di questa maestranza nel trovare le pietre giuste per ricucire i varchi che nel tempo si erano creati nel vecchio fienile, oggi trasformato in abitazione, e’ stata un’esperienza meravigliosa.

 

via Prato dell’oca Antoliva (VB) prima e dopo la ristrutturazione -FACCIATA PRINCIPALE-

via Prato dell’oca Antoliva (VB) prima e dopo la ristrutturazione – FACCIATA PRINCIPALE –

via Prato dell’oca Antoliva (VB) prima e dopo la ristrutturazione – FACCIATA LATERALE –

via Prato dell’oca Antoliva (VB) prima e dopo la ristrutturazione – INTERNO –

 

 

Di case cosi’, completamente in sasso, non se ne possono più costruire, sia per i costi troppo onerosi, sie per il mancato rispetto alle normative sul risparmio energetico.

E allora come Moreno Gnani, che ho avuto la fortuna di conoscere quest’estate, il sasso lo usa per “rivestire” le moderne case di mattone. Il suo amore per questo materiale e la sua creatività gli hanno consentito di crearsi da autodidatta una professione. Il suo motto e’ : “c’e’ solo un modo per fare il lavoro, farlo il meglio possibile” e difatti secondo il mio parere e spero anche il vostro i buoni risultati si vedono nella sua casa a Arizzano (VB) via del bosco 3 bis.

Con lui ho scoperto che oltre a diversi tipi di sassi, userna, quarzite verde, ghiandone, beola bianca, serizzo, da uno stesso a seconda di come lo tagli e solitamente lungo la vena trasversale hai risultati cromatici differenti, dovuti anche alla presenza di eventuali ossidi. Parte dei sassi detti in dialetto “trovandi” che “vestono” casa sua sono stati reperiti nel terreno li intorno, senza attingere a vere e proprie cave. Il rivestimento murario dalla variopinta cromia ha uno spessore di circa 15 cm tagliato e accostato a mano, lavorazione che trasforma un materiale povero in un ricco mosaico.

 

 

Le decorazioni lapidee le ritroviamo anche presenti all’interno nella decorazione del camino, negli armadi e nelle pareti attrezzate.

 

 

E poi come tutto, il mondo dell’industrializzazione ha messo lo zampino anche in un lavoro cosi’ prezioso, cosi’ antico, mettendo in commercio rivestimenti murari preconfezionati, addirittura pietre in plastica, in polistirolo dove a mio avviso il gioco del falso lascia largo spazio al cattivo gusto.
Frasi come “Scopri l’ampia gamma di rivestimenti decorativi, effetto pietra per interni ed esterni”, lasciano per uno dalla sensibilità verso i materiali, il tempo che trova. Eppure molto spesso mi viene chiesto di posare serramenti in finto legno, pareti in finto mattone, rivestimenti in finta pietra, io inorridisco ma comprendo che i costi, la velocità di posa, la mancanza di manutenzione corrono in parallelo ai nostri tempi e a volte, purtroppo, mi adeguo.
Per quanto concerne le finte pietre solitamente, viene impiegato il cemento come base, al quale vengono aggiunti i polimeri e le sabbie selezionate, speciali malte monocomponenti alleggerite, le quali garantiscono un effetto identico a quello avuto con l’impiego di pietre naturali, il tutto però ad un costo decisamente più basso. Vengono sagomanti grazie all’impiego di stampi e colorate con l’aggiunta di pigmenti, in modo da renderle quei colori tipico del materiale naturale, con sfumature che vanno dal grigio, al crema, all’azzurro, all’ocra, fino al ruggine. Nei casi peggiori si trovano pietre in plastica e polistirolo.

 

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