“Cominciai a capire un fatto, e cioè che tutte le cose, per un pesce di fiume, vengono da monte: insetti, rami, foglie, qualsiasi cosa. Per questo guarda verso l’alto, in attesa di ciò che deve arrivare. Se il punto in cui ti immergi in un fiume è il presente, pensai, allora il passato è l’acqua che ti ha superato, quella che va verso il basso e dove non c’è più niente per te, mentre il futuro è l’acqua che scende dall’alto, portando pericoli e sorprese. Il passato è a valle , il futuro a monte. Ecco come avrei dovuto rispondere a mio padre. Qualunque cosa sia il destino, abita nelle montagne che abbiamo sopra la testa”
La montagna come metafora della vita. La montagna d’estate, calda, fresca, pericolosa, bellissima. I sentieri in salita, faticosi, con in cima una soddisfazione per gli occhi e per il cuore. La montagna in discesa, dolce, scoscesa, di corsa e la montagna d’inverno, fredda, pericolosa, affascinante…
Vincitore del premio Strega 2017, Paolo Cognetti con “LE OTTO MONTAGNE” (Einaudi editore) racconta la storia di Pietro, un ragazzo di città introverso e solitario e del rapporto difficile, pieno di incomprensioni con un padre che gli lascerà in eredità un rudere in montagna, la chiave per capirlo e per trasmettergli quello che con le parole non è riuscito a dirgli….e del legame con un amico conosciuto quand’era ragazzino nelle estati a Grana, ai piedi del Monte Rosa. Poche parole dette, tante lasciate nell’aria e un legame profondo anche quando sono distanti…
“Noi diciamo che al centro del mondo c’è un monte altissimo, il Sumeru.” disse, dopo aver tracciato con un bastoncino un disegno nella terra, un vecchio nepalese a Pietro in viaggio su quelle montagne lontane. ”Intorno al Sumeru ci sono otto montagne e otto mari. Questo è il mondo per noi”
“E diciamo: avrà imparato di più chi ha fatto il giro delle otto montagne, o chi è arrivato in cima al monte Sumeru?”
Pietro che fa il giro delle otto montagne e Bruno in cima al Sumeru….non so bene perché, ma qualcosa mi riempie di malinconia, a tratti di tristezza e mi viene da pensare a dove io potrei collocarmi dentro questo mandala, ma la risposta ancora non la so.
uno splendido libri di oscar wilde s’intitola “il critico come artista”. artista è colui che comunica emozioni, e tu, cara ale, sei riuscita a comunicarmi emozioni nella tua recensione delle “otto montagne”. il brano iniziale, in cui descrivi la montagna con un ricco ventaglio di aggettivi, in particolare con i contrasti (calda/fresca ecc.)… il rapporto tormentato fra il protagonista e il padre, e fra lui e l’amico molto caro… il monte (su)meru, che evoca ricordi buddhisti ed esoterici… il mandala, che coincide con la ricerca di sé e la scoperta del mondo… si percepisce una tua forte partecipazione, e quindi, essendoti tu emozionata, emozioni i lettori! brava!
abbraccio, mario