Conoscete il SAKE? Fino a qualche giorno fa, per me era un liquore giapponese da servire dopo pranzo. Caldo, per giunta, e ad alta gradazione alcolica.
Niente di più falso. Il sake è il vino del Giappone. Non è un distillato, ma un fermentato di riso, con una gradazione alcolica tra 12°e 16°. Il meglio di sé lo dà in abbinamento con i cibi. Oggi lo si beve non solo nelle tradizionali ciotoline in ceramica, ma nei bicchieri a tulipano, che ne esaltano gli aromi. Proprio come facciamo noi con un calice di bianco in mano.
A farmi cambiare idea sul Sake e a farmi venire voglia di Giappone è lo specialissimo invito di Open Mind, l’ufficio stampa torinese di Jnto, l’Ente nazionale del Turismo del Sol Levante (www.japan.travel) a partecipare a un incontro online sul Sake.
Come non incuriosirsi? Dopo qualche giorno mi viene recapitato a casa un pacco contenente una bottiglia dall’etichetta indecifrabile e il libro “Sake, il Giappone in un bicchiere”, scritto da Marco Massarotto, esperto di comunicazione e unico italiano insignito del prestigioso titolo di Sake Samurai.
L’etichetta “indecifrabile” viene da una cultura lontana e con una lingua basata sugli ideogrammi. I tre segni a sinistra sono a forma di goccia che schizza, a significare la purezza dell’acqua, che lo compone, mentre quello di destra significa medicina, quindi bottiglia( vedi foto). “IL sakè è la miglior medicina”, conferma un proverbio.
La storia si fa interessante.
La passione di Massarotto per il vino giapponese nasce per caso nel 2010, quando si trova in Giappone per lavoro e l’eruzione del Vulcano in Islanda blocca i voli aerei dall’Oriente.
“Sette giorni, in tutto”, racconta, “trascorsi tra cantine e degustazioni, mi hanno fatto capire che l’arte millenaria della bevanda simbolo del Sol Levante è la chiave di lettura della cultura e dell’arte del Giappone”.
“Mi si è aperto un mondo”, aggiunge Massarotto, “tanto che di ritorno in Italia ho dato vita all”Associazione culturale del sake”. Da lì è cominciata una nuova vita : moglie giapponese, corsi di sakè, scambi culturali, viaggi su misura dall’ Europa al Giappone e viceversa. (www.nipponconcierge.com).
Il sake nasce con le prime coltivazioni di riso. Risale al tempo della fondazione del Giappone, 2500 anni fa, è legato al combattimento, alle divinità e all’imperatore.
Infondeva coraggio nei Samurai, sprezzanti della morte, prima della battaglia. Le geishe, ancora oggi, lo servono agli ospiti seguendo un antichissimo rituale.
Come un fil rouge il sake corre lungo la storia e le tradizioni millenarie del paese tanto da avere il valore di un rito sacro. E’ la bevanda sacra dello scintoismo, la religione animista del Giappone, imperniata sull’agricoltura e i suoi cicli.
Lo si offre nei santuari, ma anche per festeggiare nascite e matrimoni, suggellare un’amicizia, dare il via a un nuovo business, ma , soprattutto, per comunicare senza formalità.
La storia del Sake mi fa riflettere sul paese del Sol Levante. Le tradizioni continuano a vivere, inglobando la modernità. Non per niente il Giappone guarda l’Occidente.
Ancora oggi la produzione è spesso un business familiare. Sparse tra i monti, dove l’acqua è più pura, o nelle campagne si scoprono piccole cantine (kura) in luoghi pieni di storia e di atmosfera. Come a Hida Furukawa, uno dei territori più ricchi di storia e tradizioni dell’intero Giappone, circondata dalle vette delle Alpi giapponesi, o a Takayama, una delle città più belle e tipiche del paese. A Kyoto, la capitale imperiale per millenni, famosa per la sua ricercata cultura e gastronomia, a pochi minuti dal tempio Fushimi Inari Taisha, uno dei più famosi del paese, si trova la seicentesca cantina Gekkeikan. Eccellente il loro sakè, lo Horin Junmai Daiginjo, prodotto con acqua di sorgente, due diversi tipi di riso, e fruttato con sentori di melone e caprifoglio, con retrogusto ecc…
Tokyo, la capitale, incoronata dalla guida Michelin 2021, non solo al top della gastronomia, ma luogo in cui si creano i trend globali, la città sempre proiettata nel futuro, come sta a Sake? Anche qui, dove le tradizioni secolari convivono con la tecnologia più all’avanguardia, il sakè si beve ovunque: nei ristoranti stellati e nelle Izakaya, letteralmente “negozio di sake dove ci si siede”, piccole osterie dall’ottimo cibo locale .
Oggi, le izakaya stanno spuntando un po’ dappertutto in giro per l’Italia. A Milano un’intera palazzina a China Town, in via Canonica angolo via Alfieri, ospita il nuovo colosso Ronin houseofronin.it: tre ristoranti giapponesi al top e un’izakaya a piano terra, oltre a bar e altri intrattenimenti. Presto non si parlerà d’altro, dicono gli esperti.
Sempre a Milano, Lorenzo Genitori, appassionato di Giappone e della sua filosofia, socio e gestore del bistrot Il Vinodromo www.ilvinodromo.it in via Salasco 21, dove si beve e si pranza in un’atmosfera informale, oltre ad avere una cantina di vini eccezionali, organizza serate all’insegna degli abbinamenti con il sake. “Ottimo”, spiega,”con il prosciutto crudo, il grana, le vongole e anche il tartufo”.
Sempre più stupefatta provo lo spriz al sake con aggiunta di Campari soda e acqua minerale: ottimo ve lo consiglio.
Il mio prossimo passo? Partire per il Giappone: il sake mi ha fatto sognare.