Elia.

Molte volte le persone che incontra gli chiedono “ma come fai a essere sempre così positivo?”

“perchè devo!”

“lo faccio per loro, perché mi fa bene!”

“Perchè non ho l’oro, ma ho loro”, la sua famiglia.

Così risponde e si risponde Elia in questo piccolo volume che è un viaggio sulle e nelle strade della sua vita, passata, presente e forse un po’ anche futura … Costruita palmo a palmo.

Equilibrata, semplice eppure profonda.

E’ una passione, quella della moto, dei viaggi in moto in gruppo. Viaggi in cui ognuno percorre la sua strada da solo, ma anche insieme agli altri. Tempo per riflettere, per creare legami, complicità fatte di lunghi silenzi in cui si condividono emozioni comuni e di dialoghi intensi.

Strade della vita e strade di asfalto si intersecano come si intersecano i rapporti con le persone che le percorrono. Strade dove ci si sente a casa e altre che non si rifaranno più….

Strade su cui le persone che hanno qualcosa in comune si riconoscono.

Nella scrittura di Carlo Brusadin c’è qualcosa di semplice e concreto che sprigiona una forza direi spirituale, qualcosa di leggero che sento uscire forte e sicuro dalle pagine di questo libro e mi domando quanta parte di Elia corrisponda all’autore….

Mi fa pensare a quanto per me sia importante avere sempre dei dubbi, non essere mai troppo sicura e mi sento in sintonia con Elia che “Ogni giorno si domanda se la strada è quella giusta” e pensa che “la vita è fatta soprattutto di incertezze, di tentativi e anche di cambiamenti”.

“Morire da solo è forse l’idea che spaventa di più Elia, una paura quasi ridicola, priva di senso, visto che come diceva Epicuro, non bisogna avere paura della morte, perché quando c’è lei non ci siamo noi. Eppure di fronte a quel pensiero si sente fragile…”

Non riesco a non riconoscermi in questa frase, a non sentirmi qualche volta molto forte e qualche volta molto fragile…

 

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