Musei chiusi, bar e ristoranti con la possibilità di consumare solo all’aperto, divieto di uscire dalla propria città. Non tutto è perduto. Resta da scoprire l’immenso mondo all’aperto. Il regno della street art, l’arte di strada, sinonimo di libertà. Dai muri, alle cassette dell’elettricità, ai tombini, alle serrande abbassate, alle panchine del parco, alle caselle postali: tutto serve all’artista per esprimere il suo pensiero in totale anonimato, scuotere le coscienze, regalare emozioni o, semplicemente, divertirsi. A questo si aggiunge un chiaro messaggio rivolto all’arte e alla cultura. Non più mostre per pochi, governate da potenti galleristi, ma un palcoscenico gratuito, dove emergono artisti con una grande carica espressiva. Chi sono costoro? In prevalenza uomini, sotto i quaranta, con curriculum alternativi e non, firme stravaganti e contorte, come Zibe, Zero, Pao, Mion, Blob, Orticanoodles, Blu, Alice, Kayone, Sten o Lex. Alcuni di loro oggi hanno raggiunto la fama, tanto da essere inseriti nell’Enciclopedia Treccani.
Se fino a qualche anno fa gli ”imbratta muri” lavoravano in clandestinità, nel buio della notte, oggi la street art, nata come forma di contestazione, erede dei writer degli anni ’60, si sta trasformando in un mezzo per riqualificare aree urbane degradate, in accordo con l’amministrazione pubblica. Questo non toglie nulla al suo fascino. Banksy, lo street artist inglese più virale del mondo, ha capito che meno si appare e più si esiste, a Roma ci sono quartieri interi rivitalizzati da enormi murales, così come a Palermo, a Bologna, a Torino, per fare qualche esempio. Gigi Proietti, scomparso il 2 novembre, è stato omaggiato sui muri di Roma in mille maniere, per non parlare di Diego Maradona a Napoli.
Libera di camminare, colgo l’occasione per dedicarmi alla street art in una Milano inaspettata. Ho iniziato il 20 ottobre e ancora oggi 7 dicembre, continuo a stupirmi davanti a murales straordinari, romantici, contestatori, politici, allegri, colti, canzonatori… Ogni volta è una sorpresa, tanto da decidere di raccontarvi i miei giri in un paio di puntate.
Oggi vi porto all’Isola. Seguitemi! Nella prossima puntata toccherà all’Ortica, ai Navigli, all’Ippodromo…
UN SUGGERIMENTO PER I NON MILANESI
Consultate Internet e scoprirete gli itinerari della street art nella vostra città. È un obiettivo valido, ideale per questi tempi, per dirla alla Vittorino Andreoli.
MILANO
ISOLA
A darmi la spinta iniziale, l’invito dell’architetto Monica Torri (monicatorri@yahoo.it) a seguirla in un giro alla scoperta dell’arte di strada in un quartiere, oggi definito trendy: l’Isola, ai piedi degli avvenieristici grattacieli di Porta Nuova, la Torre Unicredit e il lussuoso Bosco Verticale. L’idea m’incuriosisce. Chi non conosce il Blu Note, il tempio del jazz milanese? Un must del quartiere…
Il punto di partenza è l’uscita della fermata metropolitana Stazione Garibaldi di via Pepe. Ci arrivo in bicicletta da corso Garibaldi, proseguo in corso Como, attraverso piazza Gae Aulenti, fermandomi per un caffè all’aperto con muffyn mignon da Feltrinelli, giro a sinistra e, pedalando sulla ciclabile in mezzo alle spighe del B.A.M, scendo all’Isola. Di fronte mi si para il primo enorme murales: Inter Wall, eseguito dagli Orticanoodles (scoprirò in seguito che sono tra i più famosi street artist milanesi, di loro parlerò nel prossimo numero) per i 110 anni della squadra nerazzurra.
Il primo impatto col quartiere è gradevolissimo. Un cancello in ferro aperto con l’incisione Isola Pepe Verde invita ad entrare in un giardino informale, quasi casalingo direi. Scopro uno spazio verde aperto a tutti, dove ci si ritrova per stare insieme, sferruzzare o leggere un libro con il bel tempo. Proseguendo, costeggio il muro con la grande farfalla dipinta all’ingresso della fermata del metro Garibaldi in via Pepe. Colori, storie, scritte, immagini straordinarie rallegrano chi percorre il sottopasso, un tempo grigio e triste. A dare il via con successo all’operazione di riqualificazione nel 2011, il progetto di Escoadisola e Nuova Acropoli.
Mister Blob, uno dei protagonisti dell’Isola, conosciutissimo anche a New York, mette di buon umore non appena ci si imbatte nel suo murales all’inizio della scala. Tarantino, classe 1988, writer dall’età di 13 anni, operaio all’impianto siderurgico della sua città, nel 2011 arriva a Milano, alla ricerca di tutti i muri possibili per esprimersi, deciso a emergere in questo settore. Facilmente riconoscibile, grazie all’uso dei colori, alla sua creatività inestinguibile, ai personaggi veri e immaginari, bizzarri e allegri, Mr Blob è un mito oggi nella città meneghina. All’ingresso della scala un grande murales con la vita della città accoglie i viaggiatori. Accanto ci sono altri disegni altrettanto interessanti, da non perdere.
All’interno del sottopasso…tocca a voi scoprire altre opere di Mr Blob.
Una storia diversa accompagna Massimo Mion, altro importante protagonista del sottopasso. Occhialetti da intellettuale, ingegnere elettronico impegnato a gestire il patrimonio immobiliare dell’Università di Venezia, potrebbe avere come slogan “quando un hobby diventa successo”. Mion ha scoperto la sua passione per la street art a 40 anni, nel 2011. Alla creatività ha unito il rigore dell’ingegnere, indispensabile per farsi strada in poco tempo. Riconoscibile per lo stile e l’uso del colore nero e rosso, un po’ misterioso, sognatore, romantico e costruttivo usa la tecnica dello stencil, come il suo mito, Banksy, l’imprendibile, unico e trino… L’opera da me preferita nel sottopasso è Big Bad Wolf, il lupo grande e cattivo. Il messaggio tira su il morale: il lupo cattivo per antonomasia si trasforma in un cucciolo indifeso, grazie alla dolcezza della bambina. Ci sono altri due murales di Mion: riuscite a riconoscerli?
Sul muro esterno della stazione, la Gioconda, anzi una fila di Gioconde, così come i ritratti di Leonardo e un’impegnativa Madonna delle Rocce ricordano la commemorazione dell’artista nel 2019 e l’impegno dei ragazzi del liceo Boccioni nell’esecuzione di alcuni disegni.
Il giro prosegue piacevolmente in via Carmagnola con i misteriosi personaggi tatuati intorno al negozio di pellami, opera di Ratzo e Soviet. Raggiungo il vicino piazzale Archinto e via della Pergola. Qui c’è da passare un po’ di tempo. Si parte dalla Madonna di Guadalupe dei mitici Ozmo e Zibe in piazza, per girare l’angolo e scoprire tantissimi artisti che si contaminano tra loro, in un susseguirsi d’ invenzioni colorate, tra cui la finestra nella bocca, forse opera di Gatto. Nell’andare alla ricerca dei murales, guardatevi intorno: il negozio 9 di fiori è una meraviglia, così come in qualche angolo si ritrovano artigiani dei vecchi tempi, oltre a un negozietto dedicato tutto al Milan, questa volta.
Uno dei miei murales preferiti da queste parti è la poeticissima storia del Piccolo Principe, in Via della Pergola 12, autore ignoto. Chi ha letto il libro di St-Exupéry ritrova i temi prediletti dello scrittore: la rosa, il baobab, l’incontro con l’aviatore.
Le teste butterate di Mork in via Strabone anticipano il must della zona, Frida, in via Pollaiuolo, un bistrot alternativo con un incantevole dehors, ritrovo di gente di ogni età e degli artigiani del quartiere. Sulla facciata del cortile, l’Arnold, un bellissimo murales in bianco e nero di Zibe. Di fronte, avvolta dalle foglie di edera, spunta una donna di Willow. Zibe, tra l’altro è noto con Nabla per la serie pensiero liquido, cioè la connessione dei cervelli, come appare sull’ energy box all’Isola.
Prima di entrare da Frida, date un’occhiata al cancelletto vicino. Sembra non ci sia nulla, ma la ragazza dai lunghi capelli, firmata Alic’e, è opera di Alice Pasquini, classe ’80, una delle rare donne della street art. Laureata all’Accademia di Belle Arti di Roma, inserita addirittura nell’Enciclopedia Treccani, è seguitissima sui social. Intraprendente e unica, invitata a ridare vita con i suoi murales al piccolo borgo molisano di Civitacampomarano, in provincia di Campobasso, ci è riuscita così bene che il borgo è oggi un’attrattiva turistica e ogni anno celebra a settembre il Festival dell’Arte di Strada.
Come vi siete accorti, anche il più piccolo segno può essere interessante nella street art. A questo proposito, mi accorgo di non aver citato le mitiche energy box, le cassette dell’elettricità, sparse qua e là lungo le vie dell’Isola. Come quelle del celebre Pao e dello spagnolo Feo Flip. Con questo chiudo il giro…
AL PROSSIMO ARTICOLO CON L’ORTICA, I NAVIGLI, L’IPPODROMO E VIALE PADOVA
Foto di copertina – Opera di Massimo Mion
Quel che conoscevo della street art a Milano l’avevo scoperto alzando gli occhi su un muro o su una saracinesca, sempre più numerosi. Poi Silvana Rizzi, nel suo divertente e ben documentato articolo, con la sua bicicletta mi ha portato all’Isola e al sottopasso Garibaldi. È così che con fierezza tutta lombarda ho scoperto che “street art” non richiama solo Brooklyn o Melbourne o Roma ma è straordinaria anche a Milano con i fantastici Mister Blob e Mion ,Ozmo e Zibe. Ora aspetto l’articolo sull’Ortica, poi sui Navigli , l’Ippodromo, e col tempo chissà…Anna
Quel che conoscevo della street art a Milano l’avevo scoperto alzando gli occhi su un muro, su una saracinesca.Sempre più numerosi. Poi Silvana Rizzi con questo suo articolo divertente e ben documentato mi ha portato con la sua bicicletta all’Isola e nel sottopasso di Garibaldi. Ho così scoperto con fierezza tutta lombarda che “street art” non richiama solo i vicoli di Melbourne,Brooklyn o Roma ma è straordinaria anche a Milano con i fantastici Mister Blob e Mion,Ozmo e Zibe. Ora aspetto l’articolo della Rizzi sull’Ortica,i Navigli, l’Ippodromo.E poi chissà…
Ciao Anna grazie fa piacere scoprire un argomento interessante e nuovo. Il mondo della street art è vastissimo e sempre diverso
Brava come sempre. per le prossime passeggiate seguiremo i consigli che ci hai dato con il tuo solito grande entusiasmo.
Mariagrazia
Grazie! Vi accompagnerò in giro volentieri
Comment *Un piccolo giro l’ho già fatto con te a piedi e adesso, con il tuo giuro in bici, mi hai fatta venire la voglia di continuare sulle due ruote, da sola o in compagnia. Le belle e molte foto aiutano molto ad apprezzare questo genere d’arte. Grazie
Lula