Al Padigione del Colore in Arsenale

“Oh che guarda le diapositive stasera?”La frase, pronunciata una trentina di anni fa dalla cameriera in una villa al Forte, davanti a una tela quasi bianca, è rimasta celebre tra gli amici del simpaticissimo ciclista e artista fiorentino Riccardo Guarneri, autore dell’opera. Il maestro, da vero antesignano e cofondatore della corrente d’Arte Analitica, già negli anni ’60, dipingeva quadri chiari su fondo bianco con leggerissimi segni geometrici. “Da sempre”, precisa,”quello che m’interessa è la luce della tela”. Oggi, a 83 anni portati splendidamente, Riccardo Guarneri, l’immancabile pipa tra i denti, è tra i sei italiani invitati a partecipare alla Biennale 2017 con cinque grandi opere. Appena sbarcata in laguna, salgo sul vaporetto diretta all’Arsenale per far visita a Riccardo, al padiglione del Colore.

OPERE DI RICCARDO GUARNIERI

Nel grande salone industriale spiccano le sue tele dallo stile inconfondibile, con qualche leggera pennellata, dal bianco, al beige, al rosa, a creare forme geometriche, non perfette, quasi a suggerire che anche la geometria può essere ambigua. Come tutto al mondo, del resto. L’unica certezza è l’immagine poetica della vita, di cui cogliamo il messaggio attraverso le opere dell’artista. Bisogna però saperla cogliere…lentamente. Come Riccardo, sornione e tranquillo, ci invita a fare.

 Philip Guston: chi era costui?

Intenditori d’Oltroceano, collezionisti venuti da tutto il mondo commentano la mostra, definita dal New York Times “la più visitata a Venezia”. Alle Gallerie dell’Accademia si fibrilla per l’inaugurazione di “Philip Guston and The Poets”( fino al 3 settembre). Il titolo in inglese la dice lunga sul fatto che Guston (1913-1980), considerato negli States uno dei mostri sacri dell’arte del Novecento, è da noi poco conosciuto. Al telefono, una gentile signorina mi avverte che la presentazione dell’artista per i giornalisti sarà solo in inglese.

PHILIP GUSTON ALLE GALLERIE DELL’ACCADEMIA

Il titolo della mostra mette in risalto cinque poeti fondamentali del XX secolo, che hanno ispirato l’artista nelle sue enigmatiche visioni artistiche. Fin dall’inizio del percorso, mi colpisce la sua passione per l’arte italiana. Ne sono un esempio, la Madonna del Bellini, ripresa in gioventù in Mother and Child, o il rosso delle tele esistenzialiste, che trae origine da Carpaccio. Colto, affascinante e problematico, Guston mi coinvolge con i mari esistenziali, d’impatto espressionista, ma anche con i suoi simboli tragici e potenti, che condivide con Eugenio Montale di Ossi di Seppia.

Da non perdere gli eventi collaterali per scoprire una Venezia poco turistica.

Venezia vive un momento magico in nome dell’arte. Decido di approfittarne, evitando gli affollatissimi spazi della Biennale, per girovagare nei campielli con un programma di eventi in mano, alla ricerca di mostre in angoli un po’ nascosti.

Ho sentito parlare di un nuovo polo culturale, il Misericordia District, intorno alla Chiesa dell’Abbazia della Misericordia, nel quartiere di Cannaregio, a metà strada tra la Ferrovia e il caotico centro storico, dopo la Madonna dell’Orto. Il luogo è magico. La chiesa, affacciata sul solitario Campo dell’Abbazia dal pavimento in cotto originale e su un canale silenzioso, ha il sapore della scoperta. La chiesa è chiusa, ma una porta laterale porta agli Archivi della Misericordia, dove Valorizzazioni Culturali organizza la mostra In-Forma, dedicata ad artisti contemporanei legati alle avanguardie degli anni ’60 e ’70. Alcuni artisti sono presenti, come il tedesco Gunther Pusch ed è interessante discutere con loro.

CHIESA DELL’ABBAZIA DELLA MISERICORDIA A CANNAREGIO

INSTALLAZIONE PER LA BIENNALE D’ARTE 2017

Prima di lasciare il complesso, vengo a sapere che il giorno dopo si svolgerà nella chiesa il party di Cattelan per la sua rivista Toilet Paper Magazine. Mi allontano inorridita, ammetto…..per ritrovarmi dopo pochi minuti, lungo il canale, in un luogo d’elezione: la Fondazione Wilmotte, creata nel 2012 dal celebre architetto francese Jean- Michel Wilmotte, particolarmente attento alla valorizzazione del territorio. A pochi minuti dalla Chiesa della Misericordia, lungo il fondaco degli Angeli, un piccolo giardino annuncia la Fondazione Wilmotte con la galleria d’arte, aperta ai giovani talenti, ricavata dalla ristrutturazione di uno squero di fine Ottocento. In questo luogo spartano e suggestivo, poco frequentato, è di scena fino al 26 novembre, la mostra fotografica di Frédéric Delangle “Venezia, la scomparsa”. L’artista, su suggerimento di Wilmotte, ha realizzato una sessantina d’immagini, a volte molto scure, a volte molto chiare, che rinnovano la percezione, che abbiamo di Venezia, tra realtà e illusione. Una meraviglia.

“Vitel tonné”: l’invito m’intriga. Che sarà mai? Un invito a colazione, una mostra sul cibo? Mahh,vado a vedere. La mostra è nel settecentesco Palazzo Cesari-Marchesi, di cui nessuno ha mai sentito parlare, in verità. Scendo a Campo Santa Maria del Giglio, seguendo le indicazioni precise stampate sul foglio, lascio sulla sinistra la Chiesa del Giglio e sulla destra la famosa tessitura Bevilacqua, per seguire, come pollicino, gli steackers per terra con la scritta: The Pool NYC. Ecco sono arrivata. Mi viene incontro la gallerista. Mi guarda ed esclama “Ci siamo conosciute un anno fa sul metro a Milano”. Un segno del destino il nostro incontro?Devo ancora scoprirlo.

GALLERISTA VIOLA ROMOLI ALLA MOSTRA VITEL TONNÉ

Ricordo benissimo, è Viola Romoli, la ragazza dagli occhi verdi, gallerista a New York. Il palazzo è del suo socio Luigi Franchin, di antica famiglia veneziana. L’atmosfera è fantastica, quanto mai decadente, ma avvolgente e adatta all’arte, con un’installazione anche in bagno….Ritrovo Riccardo Guarneri e Griffa, ma anche il giovane Niccolò Montesi, con l’ interessante dipinto Oltre l’Infinito. Ma perché Vitel Tonné? “L’arte è la Grande Cucina con tanti cuochi, ognuno con la sua personalità, humor, fantasia e sensibilità”, dice Viola.

La Fondazione Querini Stampalia: da non perdere!

FONDAZIONE QUERINI STAMPALIA

In un angolo un po’ defilato, a Santa Maria Formosa, nel sestiere Castello, la Fondazione Querini Stampalia con il Museo e la Biblioteca è oggi una casa museo d’insuperabile raffinatezza. La fastosa dimora della ricchissima famiglia Querini, costruita nel Cinquecento, racconta l’amore per l’arte dei proprietari e la storia della Serenissima attraverso i secoli. Nulla, o quasi, è andato perduto, grazie a Giovanni Querini Stampalia, ultimo erede della famiglia, che nel 1869 lascia il palazzo e la biblioteca al Comune di Venezia. Dal portego, al piano nobile, una delle sale più caratteristiche della dimora, alla sala da pranzo, ai salotti verde e rosso, alla camera degli sposi, ai soffitti affrescati, alle tele firmate Giovanni Bellini, Jacopo Palma il Vecchio, artista particolarmente legato alla famiglia, Sebastiano Ricci e Pietro Longhi, ogni oggetto è un capolavoro. Oggi, in onore della Biennale, ci sono le installazioni di alcuni artisti contemporanei a far vivere il palazzo. Al piano terra, l’artista Maria Morganti si è messa in relazione con la caffetteria progettata dall’architetto Mario Botta., mentre Giovanni Anselmo si confronta con l’architettura di Carlo Scarpa. Affascinante al primo piano il brillante lilla di Scarselli Diamonds, il più puro al mondo, esaltato dalla montatura di Paola Brussino, fatta di sottili intrecci in Titanio tempestati di brillanti.

Al piano nobile lavora Elisabetta di Maggio con installazioni in un continuo intersecarsi di natura e artificio. Una sua installazione su una parete rappresenta una grande farfalla, presente nello stemma dei Querini. Un flash back mi riporta all’isola di Astypalea, farfalla in greco, nel cuore del Dodecanneso. I Querini la governarono per tre secoli, da quando, nel 1204, alla fine della quarta crociata, venne affidata alla famiglia veneziana.

ELISABETTA DI MAGGIO CON L’INSTALLAZIONE FARFALLA

Ho scritto fin troppo, ma non posso chiudere senza parlare del vetro a Venezia. All’Abbazia di San Gregorio a Dorsoduro, Jan Fabre racconta le sue visioni filosofiche sulla vita e la morte con Glass and Bones, vetro e ossa. Poco lontano, a palazzo Franchetti, in Campo Santo Stefano, la fondazione Berengo promuove la spettacolare mostra Glassstress, a cui partecipano 40 artisti di tutto il mondo, compresi la Cina e il medio Oriente. La mostra prosegue a Murano, al Campiello della Pescheria, con l’immaginifica installazione di Loris Gréaud in un’antica fonderia. Da non perdere assolutamente. Ancora immersa nel sogno di Gréaud, accetto la proposta di un light lunch a base di pesce fresco ai Bisatei, in una piazzetta un po’ defilata di Murano. Eccezionale!

MOSTRA GLASSRESS DELLA FONDAZIONE BERENGO A PALAZZO FRANCHETTI

 

INSTALLAZIONE DI LOUIS GRÉAUD A MURANO NELL’ANTICA FONDERIA AL CAMPIELLO DELLA PESCHERIA

 

CANALE A CANNAREGGIO

One Response to Una Venezia glamour,
piena di colpi di scena per la Biennale d’Arte 2017.
Ecco le mie scelte.
  1. Deliziosa,intelligente,intrigante fin dal Titolo :Vitel Tonne’ a Palazzo Cesari Marchesi


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